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::Colle e Chiesa di S.Matteo a Scicli » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Colle e Chiesa di S.Matteo

Colle e Chiesa di S.Matteo




Il colle di San Matteo è uno dei luoghi più coinvolgenti e insoliti, in cui si conservano monumenti preziosi fra i più antichi di Scicli. Fu il primo duomo cittadino, dedicato all'Apostolo S. Matteo, patrono dell'antica città e protettore dei naviganti.
Purtroppo, le antiche architetture che avrebbero potuto testimoniare il periodo esatto della sua fondazione furono occultate, coperte e rifatte diverse volte a causa dei terremoti, ma antichi documenti tramandati da scrittori del tempo testimoniano l'esistenza della chiesa già a partire dall'anno 313 d.c. con la diffusione del libero culto del Cristianesimo; lo attesta un documento del 1093 in cui si accenna alla chiesa. La chiesa, infatti, poggia le sue fondamenta su numerosi sotterranei e catacombe, utilizzate fino al 1884 per accogliere le spoglie dei cittadini sciclitani di fede Cristiana.
Il terremoto del 1693 fece crollare l'intero edificio che venne ricostruito per volontà e partecipazione del popolo sullo stesso luogo contravvenendo alla volontà del vescovo. Tale decisione era carica di forte significato religioso in quanto in questa chiesa si veneravano le reliquie del Beato Guglielmo, eremita morto a Scicli nel 1404 e ivi sepolto. Si narra che il corpo del Santo, racchiuso in un'urna di marmo, fu immerso in una tinozza piena d'acqua e che gocce di quell'acqua benedetta furono bevuta da migliaia di malati di peste che guarirono, e dagli ancora non contagiati che ebbero l'immunità.Oggi, ciò che rimane delle spoglie del Santo, viene custodito all'interno di una cassa d'argento conservata nella chiesa di S. Ignazio.
Il prospetto, probabilmente mai completato, si sviluppa su due ordini abbelliti da lesene e da colonne con capitelli corinzi: quello inferiore presenta tre portali d'ingresso con una superficie scandita da coppie di lesene e colonne; l'ordine superiore si sviluppa solo nella parte centrale concluso lateralmente da due volute con pennacchi e motivi naturalistici, che fungono da elementi di raccordo tra i due piani.
Il finestrone centrale è incorniciato da colonne e lesene. Sulla cornice marcapiano, al di sopra del portale centrale, un cartiglio reca la data 1762 che potrebbe riferirsi al completamento dell'edificio.
La fiancata rivolta verso la città, che si sviluppa in larghezza come una seconda facciata, coincide con la fiancata della navata minore destra; essa si conclude con una loggia campanaria tripartita, che sostituì il campanile precedente, alto e slanciato, collocato a ridosso dell'abside e crollato durante il terremoto.
Lo stretto e lungo piazzale che si affaccia sulla vallata, è costruito in parte sul tetto del grande edificio che anticamente costituiva l'abitazione dell'Arciprete parroco, e che durante la pestilenza del 1837 fu utilizzato come cimitero. A nord del piazzale si trova l'orologio civico di San Matteo che, prima del terremoto, era collocato sul campanile della chiesa e che probabilmente questo sia solo un rifacimento di quello originario.
L'interno è a pianta basilicale a tre navate concluse da tre absidi quadrangolari; la navata centrale è separata da quelle laterali da pilastri cruciformi, su cui si addossano lesene con capitelli di ordine composito in calcare di ottima fattura artigianale. Sopra l'architrave si aprono cinque grandi finestre per lato che, insieme a quella anteriore, davano luce alla navata centrale.
Poco resta della bellezza decorativa interna: una raggiera con putti al centro dell'abside sopra l'altare centrale e accenni di una ricca decorazione nei due altari delle cappelle absidali laterali. Inoltre, grazie ai lavori di restauro, è stato portato alla luce un antico pavimento in pietra bianca e nera di Ragusa a forme poligonali e ovoidali.
Nel 1874 la chiesa di San Matteo fu abbandonata, trasferendo la sede di chiesa matrice nel tempio di S. Ignazio.

Dalla collina si domina la cava di S. Bartolomeo da cui si possono scorgere oltre la chiesa, il torrente omonimo, le caratteristiche case e i tanti vicoli lastricati di calcare. Qui giacciono le rovine del vecchio "CASTELLO DEI TRE CANTONI", edificato in un luogo inespugnabile, il castello forse esisteva già quando Scicli resistette all'assedio degli Arabi che impugnarono la città nell'864.
Sparsi per il colle si trovano anche diverse piccole chiese: quella dello "SPIRITO SANTO" dalla facciata barocca, la chiesetta di "SANTA LUCIA" che viene aperta al culto il 13 dicembre e la chiesa di "SAN VITO".




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